lunedì 8 febbraio 2010

Elogio della povertà


Di tutte le umane virtù, la povertà è la più rara. La più preziosa. E’ un irraggiungibile, altissima, vetta da scalare, da conquistare e per questo, la più difficile da praticare. Affine alla pratica del digiuno è il bene più ricco che si possa ambire su questa terra. E’ un privilegio. E’ la virtù degli eletti. Coloro che la praticano vivono in uno stato permanente di grazia. I benefici che ne ricevono sono molteplici. La povertà conduce alla ricchezza suprema e regala doni preziosi. Primo fra tutti: il dono della libertà, la liberazione dalla materia. Poi libera la generosità, l’amore universale, la pace, la contemplazione, la misericordia, l’umiltà. La povertà libera la mente dalla dipendenza psicologica, dalla schiavitù del possesso. Avvantaggia il distacco dalle cose, dall’illusione del possesso. Ci fa provare la leggerezza dell’essere. Chi abbraccia questa virtù ne ricava una passione struggente per la vita stessa, una sensazione pervasiva di gioia e amore per la natura. C'è donato un patrimonio incalcolabile, irraggiungibile con qualsiasi altro mezzo. Si diventa realmente ricchi. Una ricchezza oltre qualsiasi immaginazione. Si sperimenta la purezza dell’anima. Si percepisce chiaramente l’anima mundi. Il pensiero si affina. I sensi si evolvono. La vita sboccia e svela il suo profondo senso, il suo reale scopo: l’amore per il creato e le creature che lo abitano, la conoscenza.

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